La situazione dei principali mercati ad un anno dal Covid

Aumento del canale GDO, acquisto on-line e consumi domestici

In questo primo numero del 2021 abbiamo pensato di fare il punto della situazione ad un anno dalla pandemia Covid con una panoramica dedicata
ai nostri cinque principali mercati mondiali e alla loro evoluzione.
In linea di massima i cambiamenti derivano, soprattutto, dai nuovi stili di vita dei consumatori che, costretti in casa, hanno aumentato i consumi domestici e l’acquisto del vino on line.

Si guarda con cautela al futuro e risparmiare è diventato più importante di
prima. D’altro canto per le occasioni importanti si è disposti a spendere, bevendo “meno e meglio” con vini di qualità.
Ecco cosa è successo nei vari mercati.

EUROPA

REGNO UNITO

La buona notizia è che l’accordo Brexit (l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea) non ha, finora, previsto dazi e quote per i prodotti europei esportati nel Regno Unito, mettendo al riparo anche il vino italiano. Nel 2020 le importazioni di vino inglesi sono scese del 3% in valore (a 3.85 miliardi di euro) a fronte di un volume (stimato di 14.6 milioni di ettolitri) in crescita del 4%. I numeri non sono male, considerando l’impatto della crisi pandemica.

Importazioni di vino nel Regno Unito

Il mercato inglese è molto orientato sui vini spumanti (oltre il 20% nel 2019)*, che hanno subito maggiormente l’impatto delle chiusure dei ristoranti e dei bar. I consumi fuori casa che rappresentano circa il 45% del valore totale degli stessi, sono diminuiti.
Le vendite del vino sono largamente aumentate nei supermercati e on line perché è aumentato il consumo tra le mura domestiche nei giorni infrasettimanali. Fattori discriminanti per la vendita on line sono il prezzo e la reperibilità delle informazioni sul web.
In linea di massima, i consumatori di vino sono rimasti fortemente legati alla categoria, cambiando i volumi che consumavano nella ristorazione in maggiori acquisti per asporto e trovando nuove occasioni (chat online con amici o parenti, consumi pre-cena) in cui gustare un bicchiere di vino. I bevitori di vino sono abbastanza cauti sui loro comportamenti di acquisto futuri, ma il vino sembra essere ancora in cima alla lista delle loro priorità.

GERMANIA

Le chiusure e le limitazioni sui locali notturni hanno avuto un forte impatto sul consumo di vino e alcolici, così come le regole governative anti-Covid imposte sui grandi eventi all’aperto in tutto il territorio nazionale. Il mercato del vino vede un forte aumento dell’e-commerce e del canale dei supermercati/negozi di alimentari rispetto alla ristorazione/enoteche fortemente in sofferenza.
I grandi imbottigliatori hanno avuto beneficio dalla crescita delle vendite nei supermercati (+16,7% in media)* e i profitti derivati da queste vendite e da quelle dei negozi di alimentari e degli shop online, hanno compensato le perdite portate dal blocco del settore della ristorazione e quelle derivate dall’export. Le cantine invece, soprattutto quelle che indirizzano i loro prodotti verso enoteche, ristoranti e verso l’estero, sono state fortemente
colpite in particolare nel primo periodo di crisi.

Importazioni di vino in Germania
(fonte: I NUMERI DEL VINO)

NORD AMERICA

STATI UNITI

Le chiusure della ristorazione/enoteche, dove era concentrato gran parte dei consumi di vino hanno fortemente danneggiato le vendite. Nonostante ciò, nel periodo del lockdown, gli americani hanno consumato tra le mura domestiche maggiori quantità di vino acquistandolo on-line.
Importazioni di vino negli USA

Nel 2020, secondo le fonti ufficiali europee* per quanto riguarda l’export del vino italiano si è registrata una diminuzione con un calo a valore del 6% (a 1,425 miliardi di euro) e un significativo decremento del prezzo medio (-5%). A perdere sono in particolare gli spumanti che, dopo anni, interrompono la loro corsa negli Usa, in particolare il Prosecco (-9%); giù anche i fermi imbottigliati (-6%). * (fonte UIV)

Tuttavia si prevede un’ampia ripresa nei prossimi mesi, anche alla luce dei dazi aggiuntivi che il governo americano ha deciso di applicare ai vini francesi, situazione che, di fatto, favorisce l’aumento delle vendite dei vini italiani e l’incremento delle rispettive quote di mercato.
Per quanto riguarda i formati in crescita, si stima che la bottiglia standard rimanga ancora la più venduta.

Nel complesso la maggior crescita è rappresentata dal vino in box con una quota di circa l’80%*, mentre il formato in lattina segna una vendita pari a 90 milioni di dollari.*(fonte: WineNews)

Formati di vino venduti in America

CANADA

È tra i mercati stranieri più importanti per il vino italiano e, nonostante le difficoltà della pandemia, ha registrato una crescita nelle esportazioni* anche nel 2020, almeno guardando ai primi 11 mesi che, secondo l’Istat, hanno fruttato alle cantine italiane 321 milioni di euro, in crescita del +1,3%.

Come in molti altri mercati vinicoli, prima dell’inizio della pandemia globale il numero di consumatori regolari di vino era già in calo: non aumentava in volume, ma in valore ed il consumo era riservato ad occasioni più formali e sociali, a casa o in un ristorante. La pandemia ha interrotto questa tendenza.
Con le restrizioni in atto e molte attività sociali non possibili, in Canada è rimasta costante la quantità di vino fermo acquistata mentre si è ridotto, al contempo, l’acquisto di spumanti e liquori, con la conseguenza che i canadesi hanno puntato a vini più economici in tutte le occasioni domestiche di consumo. *(fonte Wine News)
Crescita esportazioni Canada

ASIA

CINA

Il mercato cinese è stato il primo a subire i danni della pandemia e il primo ad uscirne. Nel 2020 la vendita del vino ha subito una perdita pari al 32%.
La differenza sostanziale sta nel fatto che i consumatori cinesi preferiscono bere molto vino a casa. Questo significa che il consumo domestico non ha potuto compensare il calo generale delle vendite di vino come è avvenuto in altri mercati come gli Stati Uniti ed il Regno Unito. La Cina ha importato vino per 1.6 miliardi di euro nel 2020, con un calo del 27% dai 2.18 miliardi del 2019. A contribuire a questo calo è stata anche la svalutazione della valuta locale -2%.

Importazioni di vino in Cina

A risentirne sono stati i 10 milioni di ristoranti e i wine shops tradizionali data la chiusura dei ritrovi sociali dove condividere esperienze. Tutto questo ha avuto un forte impatto sull’export dall’Italia.

Nonostante la compravendita del vino nei posti più tradizionali sia andata al ribasso, si è assistito ad un massiccio utilizzo delle piattaforme digitali ed e-commerce che conta circa il 30% delle vendite di vino in Cina con più di un miliardo di utenti attivi ogni mese (l’85% della popolazione dispone di uno smartphone).

Oltre ad un aumento delle vendite tramite i canali digitali e social, si assiste anche ad un cambiamento nel comportamento dei consumatori.
La Cina, infatti, sta diventando un mercato sempre più suddiviso con target di riferimento:

  • le donne apprezzano sempre di più il vino;
  • i giovani sono un focus importante per il mercato;
  • i manager che preferiscono ordinare una bottiglia
    semplicemente con un click.

La Cina ha contenuto gli effetti della pandemia (oggi si registrano poche decine di casi), grazie a una politica di blocchi mirati e di monitoraggi rapidi dei focolai di Covid-19 e i cinesi sono tornati a frequentare normalmente bar, ristoranti e locali pubblici con crescita per il turismo.
La mancanza di visitatori internazionali ha un impatto minore per la Cina, poiché rappresenta solo una piccola parte del business ed è compensata dai ricchi consumatori cinesi che spendono i loro soldi in patria. Nel complesso si prevede che il mercato in Cina nel 2021 sarà simile al 2019 e tornerà ai livelli pre-pandemia.

GIAPPONE

L’anno del COVID ha avuto un impatto pesante anche sui consumi di vino giapponesi. Il Giappone ha importato nel 2020 2.6 milioni di ettolitri di
vino, in calo del 9% rispetto al 2019. In valore ciò si è tradotto in una diminuzione del 15%, da 1618 a 1372 milioni di euro, con una riduzione del prezzo medio all’import del 6% da 5,7 a 5,3 euro al litro anche se in ogni caso risulta essere sempre uno dei livelli più elevati nel mondo.

Importazioni di vino in Giappone

A causa delle restrizioni per il Covid i ritrovi sociali sono stati chiusi con una conseguente diminuzione del commercio ontrade, sostituito dal digitale.
Nel 2020, la vendita del vino italiano nel mercato giapponese è scesa del 20% (aprile e maggio sono stati mesi molto difficili), tra ottobre e novembre la vendita è stata addirittura superiore al 2019, poi di nuovo rallentata a fine anno, a fronte di un aumento dell’online ma a danno
della ristorazione.

Per quanto riguarda il vino italiano, lo share nel mercato è stabile, più o meno al 15% da anni. Non male ma non cresce. La cucina italiana tra quelle straniere è la più amata, si colloca ad un livello molto alto e traina il consumo del vino italiano che dovrà entrare nelle case e nei ristoranti giapponesi. Le bollicine vanno bene e si assiste ad una crescita anche del metodo classico italiano. Sostanzialmente il mercato giapponese è elitario: i consumatori giapponesi sono disposti a pagare anche un prezzo alto se si riesce a comunicare loro la storia e il fascino dei vini italiani.