UNITI COOPERIAMO 50 ANNI CON LO SGUARDO AL FUTURO

Miei cari associati,

è con grande emozione, orgoglio, senso di appartenenza che vengo a voi nel cercare di trasmettere e condividere quanto sia significativo questo anno, il 2023, che segna per tutti noi, il nostro 50esimo di attività. Sono onorato di poter condividere con tutti voi i sogni, i valori e la visione che hanno animato i soci fondatori di Citra.  Sono ancora attualissimi, sono dei cardini e delle fondamenta dalle quali sempre ripartire e su cui costruire il futuro.

È bello, è giusto, raccontare soprattutto ai più giovani questo cammino di 50 anni, a partire proprio dagli inizi…  nel 1973, in modo lungimirante si era capito che solo unendo più forze, facendo sistema, economie di scala si poteva creare valore aggiunto ed avere forza sui mercati.

 

Tanto era lucida questa consapevolezza, che, pur di cominciare subito a “fare squadra”, le attività produttive vennero inizialmente intraprese presso la sede di una delle cooperative, non avendo ancora un edificio, una struttura a se stante mirata alla nascita del nuovo Consorzio Citra.

Questa decisione fu presa per essere fin da subito operativi e per poter entrare nel mercato il prima possibile, senza indugiare ed aspettare i tempi per la progettazione e la realizzazione di una sede unica, un unico stabilimento per l’imbottigliamento.

Già questa prima scelta, sicuramente difficoltosa ma efficace, mette in evidenza la forza e la determinazione dei viticoltori, forgiati dalla natura stessa, che li obbliga ad eseguire lavori duri e faticosi, in periodi ben precisi dell’anno, senza deroghe o posticipazioni. 

Questo entusiasmo, questo energia positiva e questa caparbietà hanno permesso a Citra di essere una delle prime aziende abruzzesi in GDO ITALIA, con Esselunga già da fine anni ’70, una partenership tuttora solida. 

Grazie alla determinazione e vitalità dei soci, che hanno saputo affrontare e superare le difficoltà della fase d’inizio, si è potuto realizzare l’attuale stabilimento nel 1985 e dopo lunghi anni, seppur difficili a livello  finanziario, Citra è riuscita a raggiungere gratificanti risultati.

Negli anni novanta, CITRA è stato il vino di bordo delle più importanti compagnie aeree: Alitilia, Lufthansa… ha svolto un ruolo di apri-pista per tutto i produttori abruzzesi nel mondo e soprattutto in Nord-America, dove, dopo gli anni d’oro del Lambrusco, i consumatori statunitensi e canadesi si sono avvicinati ed hanno iniziato ad apprezzare vini fermi, non solo il Pinot Grigio ma anche il nostro Montepulciano e Trebbiano, e grazie a ciò i nostri viticoltori hanno cominciato a toccare con mano una remunerazione più positiva con margini in grado di sviluppare reddito. 

Ciò ha permesso a Citra una crescita costante e graduale attraverso importanti investimenti tecnologici soprattutto nei primi anni 2000 con due modernissime Linee d’imbottigliamento completamente automatizzate con una capacità produttiva complessiva di 20mila bottiglie l’ora, oltre la realizzazione un impianto di micro-filtrazione all’avanguardia, sino ad arrivare agli attuali progetti di sostenibilità, ricerca scientifica, zonazione, mappatura dei terreni… per garantire sempre una migliore qualità e rispetto per l’ambiente.

Per le aziende non esiste futuro senza una visione ed una gestione capace di continui investimenti in ricerca e sviluppo, orientati non al breve periodo, ma al medio-lungo tempo.

La storia di Citra ci testimonia come un’azienda deve far tesoro dei periodi più floridi, per poi affrontare i momenti più difficili, come quello attuale, dove bisogna fronteggiare gli aumenti dei costi energetici, delle materie prime, basse remunerazioni… cambiamenti climatici.

L’unica strada percorribile è quella di continuare ad essere sempre esempio virtuoso e garanzia del controllo completo della filiera, dalle vigne alle tavole dei consumatori. 

I numeri di CITRA: 9 cantine associate, 3000 famiglie di soci viticoltori, 6000 ettari vitati, oltre un milione di vino prodotto (un terzo di tutta la produzione abruzzese), di cui il 30% imbottigliato direttamente, ci fanno capire quanto si è realizzato e quanto si può e si deve ancora fare.  

Superare l’atavica difficoltà a fare sistema per creare vero valore aggiunto.

Fare squadra a partire dalla vendita dello sfuso, iniziare a programmare concretamente strategie e piani operativi per gestire ed imbottigliare qui in Regione tutta la produzione vitivinicola, facendolo anche per gradi, ma c’è bisogno di uno sforzo per governare il più possibile, quasi nella sua interezza la produzione dei nostri soci… o quanto meno, mettere in atto politiche di cartello… a difesa del prezzo, in modo da controllarne il più possibile le oscillazioni e le speculazioni.  

Ci si batte per pochi centesimi in più, ma lo sforzo non deve essere orientato solo sulle economie di scala, ma deve essere mirato a garantire e far sì che parte del valore aggiunto, del margine rimanga in maniera diretta nella nostra regione.

La nostra qualità di base, ahinoi, oggi va a migliorare la qualità di vini di altri territori.

Un grande sforzo, con un piano non di uno, due, tre anni ma decennale, per garantire la giusta remunerazione, affinché si dia speranza, fiducia ai soci-viticoltori, così che non abbandonino le loro vigne. 

Perché, diversamente, si corre il rischio che con il cambio generazionale, vi saranno sempre meno soci con il doppio lavoro, molti lasceranno terreni incolti, e già sta accadendo… Dobbiamo, invece sostenere, supportare i giovani che decidono con coraggio di intraprendere la professione di imprenditore agricolo, ciò, non solo per il loro percorso di vita lavorativa ed adeguatamente remunerativa, ma anche per salvaguardare il nostro bellissimo paesaggio, le nostre bio-diversità, le nostre variopinte colline di vigneti cullate tra il mare Adriatico, la Majella ed il Gran Sasso. 

Oggi, una singola cooperativa da sola non si salva, insieme con una pianificazione programmata e condivisa, potrà affrontare le difficoltà del mercato, vi è bisogno anche del contributo delle Istituzioni Politiche capaci di favorire alleanze, aggregazioni, per affrontare la crisi attuale di basse remunerazioni.

Nelle cooperativa, un grave limite, un grave handicap è quello di confondere la rappresentatività, le dinamiche ed equilibri istituzionali, con le strategie e le decisioni manageriali.

Oltre le scelte politiche e gestionali del “fare” (che sono ovunque replicabili), bisogna focalizzarsi su scelte politiche e manageriali dell’ESSERE, chi siamo, quali sono i nostri valori fondanti, identitari e distintivi che ci rendono unici rispetto agli altri concorrenti, far sì che i nostri prodotti non siano replicabili, ma portabandiera del nostro territorio, dei nostri valori.

Creare ed alimentare entusiasmo, senso di appartenenze, orgoglio…

Citra deve essere da pungolo, suggeritore pronto e reattivo, apportatore di novità, deve essere promotore di un tavolo di confronto e condivisione, farsi carico di politiche ed azioni relative alla tutela del nostro patrimonio ambientale, delle peculiarità che lo contraddistinguono. 

Dall’altro canto, essendo tutti consapevoli che la DOC del nostro Montepulciano è ampia e vasta, Citra ha iniziato a lavorare verso una valorizzazione dei diversi terroir… in modo da garantire un adeguato posizionamento e valore nelle varie fasce della piramide prodotto.

L’unione delle nove cooperative deve portare ad un miglioramento costante e reciproco tra le diverse realtà, sia da un punto di vista agrario che tecnologico, per garantire sempre più qualità.

Qualità intesa come cura del territorio, confronto ed interscambio, consulenza ed assistenza, il tutto finalizzato al miglioramento continuo degli aspetti identificativi del prodotto vino.

Questa strada deve attuarsi attraverso il coinvolgimento anche del mondo Universitario, di altre  imprese in modo da preparare sempre più figure professionali altamente preparate e motivate.

  • A livello di enologi, oggi vi è una classe di professionisti abruzzesi all’altezza, ben più formati rispetto ai loro colleghi degli anni ’70, che non solo danno lustro alle nostre cantine, ma anche a realtà al di fuori della nostra regione.  In egual modo, bisogna formare un’adeguata schiera di uomini di vendita, di promozione, di marketing e comunicazione “autoctoni”, abruzzesi, orgogliosi, capaci di essere ambasciatori del loro territorio. 
  • Formare anche i giovani viticoltori, che saranno la futura classe dirigente, che siano preparati non solo su dinamiche tecniche, ma anche di mercato ed aumentarne il loro attaccamento, senso di appartenenza.  Un giovane che fa questa scelta coraggiosa, non va solo ammirato, ma aiutato, affiancato, con attività motivazionali, di stimolo, quali, ad esempio, viaggi premi in altri paesi produttori.

Nel concludere questo mio intervento, ciò che più sento, è sottolineare e condividere lo spirito, l’identità e i valori immutati che hanno animato, animano questa azienda.

50 anni fa, nasceva il Consorzio Citra attuando una grande operazione corale, con una visione lungimirante e vincente, basata sulla consapevolezza che, seppur da soli si va più veloci, uniti si va più lontano!!!

La vivacità di ingegno, il fare squadra che hanno animato i soci fondatori nei primi anni di cooperazione devono essere sempre tenuti come esempio, come bussola per il cammino degli anni a venire, questa esperienza di mezzo secolo di cooperazione ha una grande significato non solo economico, sociale, ma umano e civile. 

Citra, oggi è senza dubbio una delle cantine più importanti d’Italia, ma ancora  tanto si può e si deve fare, dovremo essere bravi e capaci di sprigionare energie rinnovate, professionalità nuove, prendendo esempio da modelli imprenditoriali di più alto livello, per guardare con fiducia al futuro.

Ciò che è avvenuto, ciò che si è realizzato sta sotto i nostri occhi, partendo dalla solitudine delle  campagne, si è stati in grado di esplorare i sentieri dei mercati, interno ed esteri, confrontandosi con realtà del tutto nuove e quindi con problemi, incertezze, difficoltà che hanno richiesto una forte capacità di adeguamento.

Per queste, e per tante altre ragioni, credo che ogni forma di cooperazione rappresenti soprattutto un’esperienza di carattere solidale, perché pur nel perseguimento di interessi e di vendite, 

la cooperazione si articola e si sviluppa secondo condizioni particolari, raffronti specifici, contatti umani che conservano valori inderogabili, da innaffiare e coltivare come le nostre viti e da tramandare alle generazioni future.

Ricordando a me ed ognuno, che il NOI è la negazione dell’io, come meglio sintetizzato e rimarcato da Papa Francesco “Nessuno si salva da solo”.