I nostri soci della Cantina San Giacomo e della Cantina Paglieta
Cantina San Giacomo
Vincenzo Bianco 79 anni, uno dei soci più anziani
Ci racconta la sua esperienza lavorativa?
Ho vissuto fino a 30 anni a Mozzagrogna, insieme ai miei fratelli, a casa dei nonni materni poiché rimasi orfano dei genitori. I miei nonni possedevano un’azienda agricola con alcuni appezzamenti di terreno e ben presto iniziai ad aiutarli svolgendo piccoli lavoretti: tagliavo i tralci della vigna oppure seguivo mio zio che, con la macchina di rame, a spalle, applicava ai vigneti i trattamenti antiparassitari a base di zolfo e calce viva. In quegli anni non si utilizzavano i pesticidi perché l’equilibrio biologico era davvero perfetto!
Nel 1964 mi sono sposato, sono tornato a vivere a San Vito e l’anno successivo ho ereditato, dai miei nonni, circa due ettari e mezzo dei terreni coltivati a uliveti e vigneti di uva Pergolone. Sono stato uno dei primi ad associarmi alla Cantina alla quale conferivo la mia uva. Prima della costituzione delle cantine sociali l’uva da vino era venduta all’ingrosso, spesso con scarsi guadagni, ricordo che era caricata all’interno di ampi cassoni di legno che, a volte, pesavano più del contenuto! Oggi il mercato dell’uva è molto più redditizio rispetto agli anni ’70 e la cooperazione può essere un valido aiuto ed una sicurezza. Nei primi anni ’80 ho impiantato anche alcuni vigneti di trebbiano d’Abruzzo e, successivamente, nel 1998 e nel 2004 ho aggiunto il Montepulciano.
C’è qualcuno della sua famiglia che vuole proseguire questo lavoro?
L’unica persona che mi aiuta è mio genero, nonostante svolga già due lavori: tecnico di laboratorio e maitre in un ristorante a Lanciano. È una persona dinamica e molto veloce ad eseguire le attività necessarie durante il periodo della vendemmia, per tutto il resto dell’anno sono solo. Mi piacerebbe molto che lui proseguisse questa attività e mandasse avanti la mia piccola azienda.
Qual è il consiglio che si sente di dare, vista la sua esperienza?
Vorrei far sapere ai giovani che, forse, nei periodi di crisi nei quali viviamo il reddito proveniente dai lavori agricoli può rappresentare sicuramente una sicurezza. Sempre più spesso però mi capita di notare che i ragazzi privi di esperienza lavorativa in campo agricolo difficilmente decidano di intraprendere questo percorso.
Nicola Caravaggio di 26 anni, uno dei soci più giovani
Qual è la sua esperienza lavorativa?
La mia famiglia e i miei nonni, originari di Rocca San Giovanni, possedevano un’azienda agricola di circa 6 ettari, con vigneti di uva Pergolone ed uliveti. Nel corso degli anni l’azienda è cresciuta grazie al lavoro di mio padre e di mio nonno. Quando ero piccolo mi piaceva andare in campagna con loro per assistere ai lavori nei campi; in realtà il trattore era la mia passione e il mio gioco preferito! Ho sempre seguito il lavoro di mio padre e da lui ho imparato tutto quello che so fare. Ho frequentato l’istituto agrario ed oggi sono iscritto alla facoltà di viticoltura ed enologia ad Ancona, mi mancano pochi esami per ottenere la laurea. Nel 2007 mio padre è deceduto ed io sono subentrato nella gestione dell’azienda nella quale, tuttavia, sono affiancato da mia madre e da mia sorella. Successivamente mi sono associato alla Cantina San Giacomo e, grazie a i fondi ottenuti dal PSR ho ristrutturato i locali di una stalla per realizzare una cantina mia. L’azienda agricola della quale mi occupo ha un’estensione di ventisei ettari dei quali ben quindici sono di vigneti Merlot, Sangiovese, Chardonnay, Pecorino, Vino Passerina, Trebbiano d’Abruzzo, Montepulciano, ed una piccola parte di Pergolone: una rarità, della quale si occupa mia nonna materna. I vigneti sono coltivati
quasi interamente con sistema a tendoni ma per gli ultimi due ettari su cui ho impiantato, nel 2011 e 2013, la Vino Passerina e il Vino Pecorino ho utilizzato il sistema a filari. Avere molte varietà di vigneti è vantaggioso sia dal punto di vista della competitività sul mercato e sia da quello della organizzazione della raccolta che non è concentrata in un solo mese ma in un periodo di tempo più ampio.
Qual è la sua visione per il futuro?
Ho molti obiettivi ma è difficile raggiungerli perchè sono da solo ma vorrei portare avanti proficuamente l’azienda, visti tutti i sacrifici che ha fatto mio padre.
Cantina Paglieta
Ortenzio Di Genni 81 anni, uno dei soci più anziani
Ci racconta la sua esperienza lavorativa?
Iniziai molto presto a lavorare in campagna: terminate le scuole elementari aiutai mio padre nelle attività agricole perché i miei genitori possedevano alcuni terreni. Dal ’56 al ’63 mi trasferii in Francia, mi assunsero in una fabbrica e riuscii a mettere da parte dei soldi da investire per l’acquisto di due ettari di terra. Ricordo un episodio molto significativo per me: non avevo soldi a sufficienza per acquistare dei terreni e il mio capo cantiere mi propose di lavorare anche il sabato in cambio dell’acquisto, da parte sua, di quegli ettari di terreno che mi avrebbero consentito di ritornare nella terra d’origine. Fu lui ad anticipare soldi che mi erano necessari. Fui felicissimo e stupito dalla sua magnanimità. Tornai a Paglieta, erano gli anni ’60, mi sposai e iniziai a coltivare i miei tre ettari e mezzo a vigneti. Attualmente possiedo circa dieci ettari con vigneti di Montepulciano e Trebbiano.
C’è qualcuno della sua famiglia che vuole proseguire questo lavoro?
Ho affidato l’azienda agricola a mio figlio, che attualmente è titolare, e riesce a svolgere questa attività anche grazie all’aiuto di alcuni operai. Collaboro anche io alla gestione dell’azienda alla quale mi dedico con piacere. Spesso porto in campagna anche i miei nipoti, che vivono a Milano e che non hanno modo di avvicinarsi al mondo agricolo.
Qual è il consiglio che si sente di dare, vista la sua esperienza?
Credo che i giovani siano poco inclini allo spirito di sacrificio necessario per svolgere il lavoro in ambito
agricolo, ed è per questo motivo che pochi ragazzi decidono di intraprenderlo. Io iniziai a lavorare perché si
avevo una necessità, i tempi erano difficili e c’era molta miseria. Oggi è tutto più facile ma bisogna sempre ricordare il valore della campagna: “nasce tutto da lì”.
Nicola Donato Cericola, 31 anni, uno dei soci più giovani
Qual è la sua esperienza lavorativa?
Dopo aver completato gli studi ho iniziato a lavorare, avevo diciotto anni, e la mia famiglia possedeva un’azienda agricola di cinque ettari. Sono figlio unico per cui la scelta di intraprendere questo lavoro fu sicuramente dettata anche dalla volontà di dare prosecuzione a tutto il lavoro e l’impegno profuso da mio padre nel gestire questa azienda. Nel 2001 mi sono associato alla Cantina di Paglieta perché credo che la cooperazione possa essere senz’altro di ausilio per chi possiede un’attività di questo tipo. L’azienda agricola che gestisco attualmente ha un’estensione di circa dodici ettari, con alcuni terreni in affitto, sui quali vi sono vigneti di Montepulciano, Sangiovese, Trebbiano e Pecorino. Grazie all’aiuto di mia moglie e di alcuni operai riesco a svolgere questo lavoro che mi assorbe completamente.
Qual è la sua visione per il futuro?
Per il momento vorrei impiantare a vigneto altri due o tre ettari di terra che attualmente sono a seminativi ma per il futuro spero che l’azienda possa crescere ed essere fonte di maggior profitto. Oggi è davvero difficile svolgere con passione questo lavoro ed ottenere buoni risultati economici perché vi è un regime fiscale scoraggia questo tipo di attività piuttosto che incentivarla. Tuttavia sono fiducioso per tempi migliori.